Il mercato degli svincolati non scalda il Genoa ma ciò che manca, forse, è una strategia comune e condivisa all’interno della società.
Candreva sì, Candreva no… forse. La sensazione è che alla fine non arriverà, e probabilmente non arriverà nessuno dal mercato degli svincolati.
Non credo sia Gilardino a bloccare ogni operazione, così come non penso fosse lui a bocciare le varie situazioni già in estate. Ricordo quando si vociferava che fosse stato lui a scartare De Gea, un portiere di caratura internazionale, per una squadra che punta solo alla salvezza. Scenario inverosimile, meno credibile della realtà: la scelta di prendere strade diverse, talvolta più convenienti e alla portata.
E così, in questi giorni, la storia si ripeterà. Ogni mancato arrivo verrà attribuito alle presunte “bocciature” del mister. Eppure delle valutazioni sono state fatte, al di là dello scetticismo dello stesso Gilardino, che ha già detto che sarebbe stato necessario pensare prima ai rinforzi.
Dunque, si andrà avanti così fino a gennaio? Probabilmente sì... mentre gli yes man della società riporteranno le varie versioni e giustificazioni per ogni decisione.
Ma dov’è la verità? È chiaro, dai tempi dei tempi, che chi si adatta troppo al potere finisce per diventarne portavoce, o peggio, megafono. Non mi è mai piaciuto. Il mio istinto è sempre stato quello di starne lontano, perché la verità spesso si trova altrove.
E la sensazione, parlando di verità, è che in società esistano due anime: da un lato chi cerca di salvare il salvabile con ciò che passa il convento, rinunciando alla filosofia che avrebbe dovuto caratterizzare il progetto tecnico del Genoa; dall’altro chi ha già tirato i remi in barca. Se questo è l’andazzo, l’unica via d’uscita è la cessione della società, una società con più appeal rispetto al recente passato. Questo è giusto riconoscerlo.