Bisogna essere onesti e ammettere che dopo cinque minuti la voglia di spegnere la tv e dedicarsi ad altro era forte. Poi però ha prevalso il sadico piacere di vedere il Genoa. Il sadico piacere di assistere ad una partita che in Coppa Italia abbiamo già visto e rivisto decine di volte.
Vale a dire, Genoa incerottato e infarcito di riserve, contro una big e in trasferta, con qualche episodio da recriminare, in primis il fallo da rigore (non concesso) di Pellegrini su Fini.
E se nella prima parte della gara c’è stata solo la Lazio in campo, nel prosieguo la truppa di Gilardino si è comportata dignitosamente, provando anche a fare gioco, con tutti i grossi limiti del caso.
La formazione titolare di ieri sera, va detto, non era all’altezza né della Coppa Italia né della Serie A. Eppure il risultato racconta di un Genoa in partita, con qualche accenno di reazione che perlomeno evita di trasmettere la triste immagine di un elettrocardiogramma piatto.
L’immagine di un Genoa che, comunque, quando si tratta di alzare l’asticella delle ambizioni finisce per rassegnarsi al suo destino, nonostante la buona volontà e l’impegno.
E la rassegnazione è nemica dello sport, dei sogni e delle illusioni che una tifoseria deve necessariamente cullare. Detto questo, la testa ora deve andare al Monza, in campionato, con la consolazione di poter contare su Retegui, in crescita dopo l’infortunio.