Che tra la vecchia proprietà del Genoa e l’ex tecnico Davide Ballardini non corresse buon sangue non è di certo un mistero.
La scorsa estate, dopo l’ennesima miracolosa salvezza, il tecnico ravennate si aspettava una squadra all’altezza delle sue idee per poter dare un contributo importante.
Purtroppo, però, si è ritrovato ad aspettare i rinforzi fino all’ultimo giorno di mercato, dovendo plasmare una squadra poco competitiva in poco tempo.
“Giocammo le prime due partite con una Primavera rafforzata”, sottolinea amaro in una intervista a La Gazzetta dello Sport.
Lo ‘zio’ rivela inoltre i contorni di una riunione, probabilmente ad alta tensione, con Preziosi, Maroccu e Zarbano a Forte dei Marmi. “Le frizioni cominciarono a giugno e dopo una riunione domandai ‘perché non risolviamo il contratto in amicizia’?“.
Ballardini assicura di non aver preteso nulla, se non la possibilità di essere liberato dagli impegni contrattuali.
“Le cose peggiorarono con la cessione di Shomurodov alla Roma. Volevo far giocare il Genoa con tre attaccanti, come al Palermo e al Cagliari. Pensavo a un 4-3-3 o 4-3-2-1 ma alla fine arrivarono dei giocatori non allenati o infortunati”.
“Se con me ci saremmo salvati? Non lo so. Con scelte condivise sul mercato di gennaio, penso che ce la saremmo giocata”, ha concluso Ballardini, facendo intendere che se fosse stato al posto di Blessin avrebbe fatto maggiore affidamento su Mattia Destro.