I luoghi comuni e le inesattezze cosmiche sulla carriera di Ballardini

I luoghi comuni e le inesattezze cosmiche sulla carriera di Ballardini

Davide Ballardini

“E’ scarso”, “buono solo a salvarsi”, “sa aggiustare ma non sa costruire”, “mette il pullman davanti alla difesa”. Sciocchezze come queste tornano puntuali all’ordine del giorno non appena la media punti di Davide Ballardini inizia a calare. Ciò che sorprende è che tra i detrattori del mister si sono aggiunti un numero consistente di tifosi del Genoa. Alcuni di loro, lo osannavano fino a poche settimane fa, ora vorrebbero il suo esonero, in favore di profili improbabili o scommesse horror.

La realtà è che impreparazione e inesattezze cosmiche dilagano quando si parla del calcio e della carriera di Ballardini. D’altronde è più facile sostenere una tesi condita di luoghi comuni, piuttosto che discutere e analizzare i numeri.

La carriera di Ballardini: tanti record e pochi passi falsi

Allora facciamolo noi, partendo dalla sua prima buona esperienza alla Sambenedettese, in C1, portata ad un passo dalla promozione in Serie B, negata solo dal Napoli di Reja nella semifinale di play-off.

Il Cagliari crede in lui, vuole metterlo alla prova in Serie A. Ma Ballardini non si gioca bene le sue carte e vola verso l’esonero dopo nove partite e cinque punti raccolti. Torna comunque in Sardegna nel 2007-2008, dove compie un miracolo entusiasmante, portando la squadra dall’ultimo posto al centro classifica.

Passa al Palermo, dove ottiene il record di 17 vittorie in campionato e si classifica all’ottavo posto con 57 punti. L’avventura positiva in rosanero vale il grande salto nella Lazio. A Roma vince la Supercoppa italiana, ma in campionato vive più bassi che alti e il tecnico viene allontanato con la squadra in zona retrocessione. A pesare anche le esclusioni di Pandev e Ledesma, due dei giocatori più forti della compagine biancoceleste. Ballardini perde il posto con 22 punti in 23 gare, una media che spinge qualche tifoso a soprannominarlo simpaticamente mister X.

Torna in corsa al Cagliari e viene allontanato nonostante i diciotto punti ottenuti sotto la sua gestione. Arriva poi il Genoa bis per Ballardini, dopo la prima esperienza post Gasperini, raggiunge ancora l’obiettivo della salvezza, rilevando la squadra dal fondo della classifica.

Non riesce il miracolo a Bologna, dove sostituisce Pioli, alza la media punti ma perde comunque il treno salvezza per un soffio. Per gli addetti ai lavori è un profilo di assoluto affidamento ed ecco che Zamparini lo richiama al Palermo, dove ottiene un’altra salvezza miracolosa, con 11 punti nelle ultime 5 giornate di campionato. Contrariamente a quanto si dice è poi Ballardini ad abbandonare il Palermo, rassegnando le dimissioni per un mercato estivo ritenuto non all’altezza.

Rieccolo quindi al Genoa per la terza e per la quarta volta, con due salvezze impossibili ed un esonero, nel 2018, arrivato con la squadra in lotta per la qualificazione in Europa. Calcio spettacolare? Non proprio, ma nemmeno catenaccio e contropiede.

Nelle corde di Ballardini c’è sempre stata – e ci sarebbe – un’idea di gioco propositiva, coltivata con la scuola Sacchi e sviluppata sul campo nel corso degli anni.

Raramente, tuttavia, ha avuto le chances concesse ad altri colleghi che, numeri alla mano, hanno fatto molto meno per meritarle. Attaccare questo tecnico con giudizi trancianti, francamente, è ridicolo. Le opinioni vanno prese come tali, discutendole. Ma la matematica no, non si può discutere.

Pubblicato da Jacopo D'Antuono

Genoano dal 1990. Scrive e collabora con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane, tv e radio. Alla guida de lavocerossoblu.com dal 2018. Cinico e disilluso, eppure sogna ancora la stella.