Ai tifosi, però, importa fino ad un certo punto. Il pareggio fa male, sia chiaro, ma l’amore per il Genoa supera anche la paura della retrocessione in B. E paradossalmente, la paura, diventa nuovo slancio per dimostrare l’orgoglio rossoblu.
Ed è così che al Penzo va in scena uno spettacolo da brividi. “Ho avuto la pelle d’oca a vedere i tifosi del Genoa sostenerci”, ha ammesso coach Blessin al termine del match. Lo speaker dei lagunari, ad un certo punto, è costretto ad “invitare i tifosi ospiti a imboccare l’uscita dello stadio“.
Ci vuole un bel po’ per vedere il Penzo svuotarsi, perché i quasi ottocento grifoni giunti in Veneto continuano imperterriti a cantare. E a sventolare fieri i loro bandieroni rossoblu, accompagnati da applausi e boati incredibili.
La festa continua anche sui battelli, dove – proprio come al Ferraris tra la Nord e i restanti settori – i tifosi si chiamano e rispondono a suon di cori.
E così Venezia si ritrova invasa da sciarpe rossoblu e gruppi festanti, nonostante tutto. I cori incessanti e indemoniati sono protagonisti prima, durante e dopo la partita.
Anche dopo la fine, i tifosi del Genoa sembrano crederci ancora, fintanto che la matematica lo consentirà. “I vaporetti stanno per salpare, si invitano i tifosi ospiti a procedere verso l’uscita”, l’ennesimo invito agli instancabili tifosi del Genoa.
Lo spicchio rossoblu lascia definitivamente alle sue spalle lo stadio ed una domenica grigia. La salvezza resta un miraggio, ma loro non smettono di cantare. Sembra che il Genoa abbia vinto. Ma gli unici vincitori, come sempre, sono quei ragazzi sugli spalti, per l’ennesima volta commuoventi.