Nella notte americana l’unica stella che brilla è quella dei tifosi

Nella notte americana l’unica stella che brilla è quella dei tifosi

E’ stata una notte magica. Non tanto per l’imprevedibile e pirotecnico 3-3 finale, quanto per la passerella dei nuovi proprietari. Cori e applausi, appalusi e cori, 777 Partners entra in contatto con la gratitudine e le grandi aspettative dei tifosi del Genoa. Le stesse che il fondo di investimento statunitense alimenta con grande ambizione: “Siamo entusiasti per il futuro di questo club“, hanno detto a Sky Sport. “Le emozioni provate questa notte sono a noi completamente sconosciute”.

Il boato dei tredicimila genoani tornati al Ferraris è solo un assaggio di quel che la nuova società vedrà quando si potrà tornare allo stadio senza limitazioni. Quei tredicimila, intanto, si sono rivelati fondamentali per spingere il Genoa alla rimonta contro il Verona.

Veniamo quindi alla partita: il Genoa parte benino, almeno nelle intenzioni. Prova a fare la sua gara approfittando di un Verona piuttosto basso. Ma manca qualità nel fraseggio e nel giro palla, la squadra di Tudor si risveglia e comincia a macinare, segnando al primo affondo con una facilità disarmante. In gol, proprio sotto la Nord, l’ex Simeone.

Il vantaggio del Verona mette in evidenza i limiti della squadra di Ballardini, che oltre il cuore e l’impegno sembra non avere molto altro da offrire. Il raddoppio dell’Hellas (Barak), questa volta su rigore, pare mettere in ghiaccio la partita.

Ballardini nel frattempo cambia modulo e uomini, ma ogni tentativo ha il sapore di mossa della disperazione. La materia prima, benché si dica il contrario, è quella che è. Infatti a Cambiaso, Maksimovic, Biraschi, Kallon e Melegoni non subentrano Cristiano Ronaldo e Messi, ma Pandev, Bani, Ghiglione, Ekuban e Behrami. Quasi tutti giocatori a cui si è cercato di trovare una sistemazione nel mercato estivo.

E allora ha ragione Ballardini quando dice che il punto contro il Verona è guadagnato. Perché l’organico dell’Hellas, questo lo dicono i numeri, ha qualcosa in più del nostro. Oltre a godere di un’impronta tecnico tattica superiora, quella lasciata in eredità da Juric a Tudor.

In tutto questo il Genoa passa miracolosamente dallo 0-2 al 3-2 con una doppietta da mille e una notte di Destro ed un gol dell’infallibile Crisicito dal dischetto. Il Genoa tutto cuore, quasi causalmente, è avanti, ma si abbassa troppo presto, concedendo il 3-3 a Kalinic.

Il Genoa ci prova ancora, ma non va oltre qualche lancio lunga senza speranza. Quel che passa il convento è questo. Ballardini, che incredibilmente non ha più l’appoggio totale della piazza, può e deve fare di più. Ma non gli si può certo chiedere la luna o pretendere l’impossibile, con una squadra costruita al fotofinish e senza nessuna logica. Ci sarà da battagliare, anche a Salerno. Prima lo capiamo meglio è. 

Pubblicato da Jacopo D'Antuono

Genoano dal 1990. Scrive e collabora con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane, tv e radio. Alla guida de lavocerossoblu.com dal 2018. Cinico e disilluso, eppure sogna ancora la stella.