Paradosso Genoa: il mercato è stato arrendevole ma i tifosi lo hanno accolto con grande entusiasmo

777 merita credito, più che fiducia. Credito, perché ha mezzi e potenzialità importanti per costruire un grande Genoa in futuro. Tutto dipenderà dalla  capacità di trasformare le parole in fatti. E di imparare alla svelta dagli errori commessi fino ad oggi.

Al momento gli americani hanno messo una pezza a situazioni societarie difficili e gliene va dato atto, sottolineandolo. Sono subentrati con coraggio in un club che, per molti anni, è stato sull’orlo del precipizio.

Non si fa il bene del Genoa, però, quando si accetta acriticamente tutto quel che succede e che ruota attorno alla nuova proprietà. O meglio: i tifosi possono anche farlo, ma la stampa e l’informazione devono svolgere il loro ruolo.

Sono due cose completamente diverse e non lo ribadiamo mai abbastanza, anche quando qualcuno critica le prese di posizione di questa pagina. Partiamo da ciò che non ha funzionato, non funziona e da ciò che secondo noi dev’essere aggiustato in prospettiva.

Dopo la follia di Shevchenko, costata al Genoa milioni di euro ed una importantissima fetta di salvezza, è arrivato l’annuncio di un mercato pirotecnico per rimediare ad una situazione molto complicata. Gli acquisti promessi entro il 6 gennaio, però, non sono mai arrivati.

Contro il Sassuolo l’unico innesto ad essere impiegato è stato infatti il solo Hefti. Nel frattempo si è perso altro tempo prezioso con Shevchenko in panchina, imbarcando acqua e ritardando irrimediabilmente un esonero che era già stato deciso. In quel momento infatti il Genoa aveva già provveduto a trovare un sostituto, che però non era Blessin.

Quindi la breve e sciagurata parentesi con Konko, la fine del mercato e gli innesti di prospettiva ad oggi non adeguati a scalare quella che è a tutti gli effetti una montagna.

In una situazione praticamente compromessa, ma comunque ancora aperta, mollare la presa non è accettabile. Se non altro per i tifosi, straordinari, che continuano a crederci.

In questo senso i messaggi lanciati da Josh Wander in occasione dell’acquisizione del Vasco da Gama, “la retrocessione fa parte dello sport”, rischiano di rivelarsi un boomerang nel momento più sbagliato. Sbagliato perché la matematica ancora non condanna il Genoa.

Stridono anche le dichiarazioni copia incolla col Vasco (“riporteremo il club ai vertici del calcio brasiliano” e tutto il resto), benché coerenti con quello che è un progetto dal grande potenziale e che abbiamo spiegato dettagliatamente sul nostro sito.

Occorrerà quindi “adattarsi” un po’ di più alla realtà italiana, per evitare gli stessi errori, specialmente in caso di retrocessione in Serie B. Capire che intestardirsi su una determinata filosofia potrebbe rivelarsi alla lunga controproducente.

Capire che se si promette la luna, per non dire la stella, e poi si retrocede non significa essere più vicino all’obiettivo. Ma molto più lontani.

Chiarire che la B non è un toccasana e che chi dice “meglio in B che in A” non ha idea di cosa stia dicendo. Perché non c’è alcun vantaggio nella retrocessione.

Ecco perché è bene fare tutto per restare in Serie A, fino alla fine e senza lasciare nulla di intentato. Per evitare di dire, poi, tra qualche anno frasi del tipo “se quell’anno non fossimo retrocessi, oggi il Genoa avrebbe la stella cucita sul petto”. Frase tristemente già sentita tante volte in quest’ultimo decennio.

Pubblicato da Jacopo D'Antuono

Genoano dal 1990, ha collaborato con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane, tra cui IlSussidiario.net, IlGiornale.it, Affari Italiani e Blasting News. Scrive di tutto: dallo sport al gossip, dal cinema alla musica, dalla cronaca alla tv. Opinionista radiofonico e televisivo, è stato spesso ospite di Primocanale per commentare il Genoa. Dal 2018 dirige lavocerossoblu.com e si occupa, a livello professionale, di marketing e comunicazione. Cinico e disilluso, eppure sogna ancora la stella.