Superlega, “calcio sull’orlo della rovina”, ma la soluzione per salvarlo è la stessa che lo ha affondato

Superlega, “calcio sull’orlo della rovina”, ma la soluzione per salvarlo è la stessa che lo ha affondato

 

Superlega nasce per interessi economici?

La situazione è questa: il calcio è sull’orlo della rovina. Lo ha detto Florentino Perez per chiarire e giustificare i motivi che hanno dato vita alla Superlega, il nuovo campionato elitario che dovrebbe salvare il calcio.

Superlega mossa disperata per tutelare i grandi club

In realtà gli unici interessi tutelati sembrano essere quelli delle big, alle prese con acquisti sbagliati e mosse finanziarie che hanno messo i bilanci sotto pressione. Ecco che l’idea della Superlega appare come il salvagente lanciato all‘ultimo respiro. L’ultimo lancio per non affogare. Questa è lo scenario dalla prospettiva dei padroni del pallone, imprenditori e manager, non appassionati. Non tifosi ma lucidi calcolatori in cerca di una svolta.

E’ bene capire che non si parla più di calcio ma business. Business non sostenibile, evidentemente. Fin qui, comunque, non ci sarebbe nulla di male se tutto questo non soppiantasse i sogni dei tifosi, già calpestati dalle evoluzioni del calcio moderno, sempre più vicino agli interessi delle grandi. Le piccole si sono adagiate, prendendo parte al grande baraccone calcio. Ed è così che il pallone si è gradualmente sgonfiato e trasformato in qualcosa di molto diverso di quello che conoscevamo.
Superlega, i problemi stanno a monte 

Il punto è questo: la soluzione per salvare il calcio non può essere la stessa che lo ha affondato. Creare nuove competizioni, pensare al calcio unicamente come prodotto da dare in pasto ai clienti, non considerare gli aspetti emozionali dei tifosi e non rispettare gli equilibri finanziari ha consentito e spinto molte società a spendere più soldi di quanti ne producessero.

Un presidente piuttosto bistrattato nel nostro cacio ha detto una cosa che condivido pienamente: “bisogna impegnarsi per i soldi che si hanno non per quelli che non si hanno”. Nulla di più vero. Violare questo semplice principio significa spendere di più di quel che si ha per raggiungere il proprio obiettivo sportivo. Il fatto è che, alla fine, a raggiungere i propri obiettivi sono una minima fetta di squadre. Non potrebbe essere diversamente. Ed ecco che chi non riesce nell’impresa si ritrova con danni notevoli.
Il calcio è in crisi, servono modifiche profonde 

È vero che il calcio negli ultimi tempi ha perso cinque miliardi di euro circa e che sono necessarie profonde modifiche, ma il dubbio è che questa ultima mossa dei grandi club non appaia come un’idea proprio lungimirante. A breve termine potrebbe persino rivelarsi poco più che una provocazione, nonostante tutto. Perché Perez ha già fatto capire che non ci saranno ultimatum o scontri al veleno con la UEFA. La loro idea sarebbe di partire con la Superlega ad agosto ma non è detto che non si possa trovare una quadra più in là, una volta metabolizzato il tutto da parte dei soggetti in causa.

Nel caso si concretizzasse l’idea della Superlega il calcio entrerebbe in una nuova era. E rischierebbe, effettivamente, di perdere il suo fascino, il suo perché. Per non farlo morire dunque occorrerebbe innanzitutto non assecondare acriticamente i desideri delle grandi del pallone. Perché ai sopravvissuti del calcio potrebbero presentarsi interessanti alternative, se sapranno riconoscerle. E soprattutto se avranno il coraggio di rifondare il sistema su basi diverse e sostenibili, anche senza di loro. Improbabile che questo accada. Ma in ogni caso ne riparleremo. 

Pubblicato da Jacopo D'Antuono

Genoano dal 1990. Scrive e collabora con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane, tv e radio. Alla guida de lavocerossoblu.com dal 2018. Cinico e disilluso, eppure sogna ancora la stella.