Ballardini, il Genoa e i veri motivi dell’esonero: “Tutti sanno come sono andate le cose”

Ballardini, il Genoa e i veri motivi dell’esonero: “Tutti sanno come sono andate le cose”

Intervistato dall’amico Dimitri Petta per Il Calcio Secondo Noi, web format in onda sui canali del Ring Dei Tifosi e Il Genoano Atipico, mister Davide Ballardini ripercorre le principali tappe della sua carriera, soffermandosi naturalmente sulla sua lunga storia d’amore con il Genoa.

Tra i tanti argomentati affrontati, inevitabilmente, l’incredibile esonero maturato con il Grifone in alta classifica nella stagione 2018-2019.

“Dodici punti in sette partite. Quello fu il miglior inizio del Genoa da quando è tornato in A. Esonero? Avviene per tanti motivi, magari non c’è feeling tecnico con la persona e per questo si decide di cambiare. La proprietà comanda e tu accetti questa decisione”.

Esoneri incomprensibili e ritorni decisivi per raggiungere obiettivi insperati. Ballardini ha quasi sempre fatto miracoli, specialmente sotto la lanterna. L’ultima avventura in rossoblu però non è andata come sperava.

“Le responsabilità partono da inizio stagione, quando si parte per il ritiro con una rosa non adeguata e con giocatori presi l’ultimo giorno di mercato non funzionali all’idea. Non c’è un responsabile, ma più responsabili. E’ stato un crescendo di errori”.

Per quanto riguarda l’attualità, Ballardini vede il Genoa favorito per la promozione in A, infatti ritiene l’organico di Blessin superiore pure al Cagliari, che piazza subito dopo tra le candidate alla promozione.

Quando si parla di grandi società il tecnico ravennate non ha dubbi: “Il Genoa è il club più grande di Italia […] Sono state tante le soddisfazioni. Allenare la Sampdoria? La domanda non si può nemmeno porre. Non sedersi su quella sedia fu una forma di rispetto. L’allenatore del Genoa non deve sedersi sulla sedia della Sampdoria e viceversa“.

La lunga intervista rimbalza da un argomento all’altro fino a ritornare all’ultimo esonero, quello che forse è costato al Genoa la retrocessione, con l’arrivo di Shevchenko.

“Due settimane prima del campionato dissi chiaramente: ‘risolviamo il contratto’. Un allenatore non può dimettersi perché se mi fossi dimesso non avrei potuto allenare in Italia”, spiega Ballardini.

“Baldini, ad esempio, ha dovuto fare col Palermo una risoluzione contrattuale per allenare il Perugia. C’era Maroccu e Zarbano, anche il presidente sapeva che volevamo avere la possibilità di allenare da un’altra parta”, continua lo ‘zio’.

“La società non ha accettato, anche se non pretendevamo nulla, solo poter andare da un’altra parte. La società ha sempre rimandato e nel frattempo c’erano già state due partite. Tutti sanno come sono andate le cose”.

Pubblicato da Jacopo D'Antuono

Genoano dal 1990. Scrive e collabora con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane, tv e radio. Alla guida de lavocerossoblu.com dal 2018. Cinico e disilluso, eppure sogna ancora la stella.